Pensando ad un'introduzione per questo post mi sono venuti in mente quei "malcapitati" a cui tocca il compito di presentare qualcuno di veramente grande: per quanto possano essere bravi, quelle introduzioni risulteranno sempre sgraziate, impacciate e soprattutto inutili. Quindi vi lascio al piacere della lettura, aspettiamo le vostre impressioni tra i commenti e ringraziamo Ila per averci mandato questo brano. (Admin)
(...)
Ma quando questa realtà, con tutto il suo peso,
si piega su di me, e mi piomba addosso
allora si riempie di pensiero e scende su quel fondo dell'uomo
su cui cammino di rado, che invero non conosco,
pur sapendo
che oltre quello non posso scompormi
perché la visione e l'Oggetto totale hanno quell'abisso.
Di rado ne discuto ma sempre ne traggo conclusioni
sul peso specifico del mondo e sulla mia stessa profondità.
bello! grazie: qui leggo la voglia di libertà come di una leggerezza rispetto al peso del mondo, che a volte ci casca addosso davvero pesante...
RispondiEliminama se non mi scosto quel peso diventa pensiero, e allora mi si apre lo spazio dentro, così profondo da essere abissale anche a me stesso...
forse è per questo che la realtà può diventare leggera?
che cosa può pesare su un abisso?
(mi ha fatto venire in mente quella sensazione bellissima quando nuoto in mare accanto alle scogliere e con la maschera e il boccaglio guardo sotto e sotto è profondo e gli scogli non li vedi dove finiscono e... tu sei sopra, leggero perché l'acqua ti tiene in alto, quasi fossi in volo sull'abisso... il sole penetra fino a un poco le profondità. poi è il buio...
chissà, forse perché anche il pensiero è una luce sola)
un enigma ancora in questa poesia:
"la visione e l'Oggetto totale hanno quell'abisso"... sta parlando di Dio?
come ci sta?
Mi sono tornate in mente delle parole che avevo sentito qualche anno fa e che erano rimaste impresse nella mia memoria (sono giunta alla conclusione che ogni pensiero, ogni parola scavi molto più in profondità di quanto possiamo immaginare).
RispondiEliminaSi diceva che al fondo di ognuno di noi c'è un mistero, un mistero che non può essere svelato (altrimenti che mistero è?), almeno non da noi.
Noi possiamo accettarlo e custodirlo come un forziere di cui siamo sicuri che il contenuto sia molto prezioso anche se non sappiamo cosa sia.
E a un tratto questi versi...
"...Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."
Chissà, forse Leopardi non si riferiva alla stessa cosa ma sono sicura che in quell'abisso, in quella profondità, ci sia molta dolcezza.